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Il congedo di paternità ha una serie di vantaggi economici per famiglie e organizzazioni

Manuela Cortesi 

Content Manager

In Italia la cura dei figli è ancora culturalmente assegnata alla donna, anche perché gli uomini si mostrano reticenti a riorganizzare il lavoro sulla base della necessità familiari. Ma il congedo di paternità fa davvero male alla carriera? Gli studi dimostrano di no, e in tutto il mondo aumentano le aziende che supportano la genitorialità con percorsi di Leave Management. E con il congedo di paternità, il bilancio familiare ringrazia.

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Congedo retribuito…? No, grazie

A partire dal 2013, l’Italia è entrata a far parte del gruppo di Paesi che prevedono il congedo di paternità obbligatorio e retribuito in modo pieno. In tutto il mondo, sono 90 paesi su 187 che offrono un congedo di paternità retribuito (anche parzialmente) per legge.
Il congedo obbligatorio in Italia attualmente ha una durata di 10 giorni, ed è fruibile dal padre lavoratore dipendente entro i primi 5 mesi di vita del bambino, anche in modo non continuativo. È un diritto autonomo che si aggiunge senza sostituire quello spettante alla madre e prevede un’indennità pari al 100% dello stipendio. L’unico adempimento amministrativo necessario per usufruirne, è la richiesta da presentare al datore con almeno 15 giorni di anticipo.

Eppure nonostante la sovrapponibilità al congedo materno e la totale copertura economica, spesso i neo-papà scelgono di non avvalersene. Paola Villa su inGenere stima che nell’anno della sua istituzione (2013), solo il 12% dei neo-papà ha usufruito del congedo obbligatorio. Il cambio culturale è in corso e ogni anno si assiste a un aumento dei padri che, in proporzione alle nascite, lo richiedono: nel 2018 il 33% ha scelto di stare in congedo e anche per il 2019 si conferma il trend di crescita delle richieste(1).

Sul congedo parentale

I congedi parentali riguardano il diritto a 10 mesi di astensione dal lavoro da ripartire tra i due genitori, e possono essere utilizzati nei primi 12 anni di vita del bambino. Spettano sia al padre che alla madre, che ne possono usufruire separatamente o contemporaneamente e per periodi continuativi o frazionati.
La madre ha diritto fino a 6 mesi di astensione dal lavoro (tutti e 10 se è l’unico genitore). Anche il limite di fruizione per il padre è stabilito in 6 mesi, ma se esercita il diritto per almeno 3 mesi il limite si estende a 7, portando a 11 mesi la durata complessiva dei congedi parentali.
L’indennità è prevista solo per i primi 6 anni di vita del bambino e corrisponde al 30% dello stipendio del genitore che ne fa richiesta.

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Faccende da mamme

Tra il 2015 e il 2019 in media circa 320mila dipendenti del settore privato (e agricolo) hanno beneficiato del congedo parentale: in media, l’82% erano donne. La forbice va attenuandosi col passare del tempo, sintomo questo di un’evoluzione culturale: la percentuale di uomini sul totale dei beneficiari è aumentata dal 15% nel 2015 al 21% nel 2019 (2). Cifre che, come mostra il grafico, si riconfermano nel 2020 (ultimi dati disponibili) (3).

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I congedi parentali vengono quindi utilizzati più dalle donne che dagli uomini. Le mamme inoltre ne usufruiscono per periodi più lunghi: nel 2015, in media, una lavoratrice in congedo ha beneficiato di 70 giorni di congedo contro i 30 giorni per un lavoratore, rapporto che nel tempo rimane stabile (58 giorni per le mamme e 25 giorni per i papà nel 2019)(2).

Mamme in DAD

Con la pandemia sono stati introdotti specifici congedi parentali per far fronte all’emergenza: questi sono previsti con figli conviventi con meno di 14 anni malati di Covid, in quarantena, in DAD o in generale per la cura di figli con disabilità in situazione di gravità accertata (senza limiti di età in questo caso).

Situazione sbilanciata verso le mamme anche nel caso dei congedi Covid-19: il 51% dei beneficiari (circa 147.000) di congedi Covid-19 tra i lavoratori dipendenti del settore privato sono donne. Il divario si accentua osservando l’asse Nord-Sud: su circa 60mila uomini che sono ricorsi al congedo Covid-19, solo il 3% risiede al Sud e sulle Isole (3).

I papà italiani non rinunciano al lavoro

Qualche anno fa il magazine Focus e il portale Nostrofiglio.it hanno lanciato un sondaggio con il supporto scientifico di Eurispes con l’obiettivo di raccontare l’evoluzione della figura paterna nella società italiana.
In merito alla cura filiale, emerge una sottile ipocrisia. L’85,4% degli uomini italiani è convinto che educazione e cura dei figli siano equamente distribuiti, però la situazione cambia dinanzi all’ipotesi che un uomo rimanga a casa dal lavoro ad accudire i bambini ammalati: per il 50,5% dei papà a volte è necessario, per il 5,3% è del tutto inopportuno. Solo il 44,2% dei padri sente come normale rimanere a casa coi figli in caso di necessità, al pari delle madri.

Il Report di Eurispes evidenzia il permanere di una resistenza da parte degli uomini a riorganizzare la sfera lavorativa per occuparsi dei figli in caso di necessità (4).

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Papà, fatti coraggio

È però innegabile come il contesto culturale riguardo al congedo di paternità stia cambiando, e si tratta di un trend planetario. Dove non arriva la legislazione a sostenere la paternità infatti, arrivano le aziende: a livello mondiale stanno aumentando infatti le organizzazioni che forniscono congedi retribuiti superiori al minimo legale per sostenere i neo-papà e in generale la genitorialità, con iniziative inclusive anche nei confronti di genitori LGBTQ+, genitori adottivi e affidatari (5).

 

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Percentuali di aziende che offrono giorni aggiuntivi ai propri dipendenti.


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I primi dieci paesi con la percentuale più alta di aziende che forniscono congedi di paternità al di sopra del requisito legale. Molti di questi Paesi non hanno forme legislative nei confronti delle aziende per obbligarle a fornire un congedo di paternità retribuito, ma molte organizzazioni scelgono comunque di offrire incentivi.

Il congedo di paternità che fa bene alle aziende

Secondo una ricerca condotta da McKinsey nel 2021, le organizzazioni che sostengono i padri nei periodi di allontanamento dal lavoro hanno immediati riscontri positivi. Quando le organizzazioni hanno una buona gestione del periodo di allontanamento, i padri che usufruiscono del congedo sentono un forte legame con l’organizzazione e rientrano al lavoro più motivati.
I padri intervistati raccontano come il congedo li abbia portati a migliorare il modo in cui lavorano, aumentando la produttività grazie a un approccio più consapevole sull’importanza della gestione delle priorità e del timing (6).

Non è per tutti

La cultura aziendale è un fattore di primaria importanza nella scelta dei papà di richiedere il congedo. Alla domanda “Consiglieresti ad altri di usufruire del congedo?”, i padri hanno individuato 3 elementi imprescindibili che devono essere presenti nell’organizzazione di appartenenza per poterne usufruire: una cultura del lavoro che incoraggi il congedo (70%), il sostegno del datore (63%) e una tempistica di promozione che rimanga costante a prescindere dalla fruizione del congedo (30%) (6). Insomma, il congedo di paternità va è una questione che riguarda la cultura delle organizzazioni.

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Il vantaggio economico per le famiglie

Interessante scoprire come il congedo di paternità riduca il divario salariale di genere all’interno del nucleo familiare: a breve termine, si registrano stipendi più alti per le madri, contribuendo così ad aumentare il benessere finanziario totale delle famiglie a lungo termine (7).

Una ricerca condotta su circa 9.000 famiglie ha monitorato la retribuzione dei genitori un anno prima del parto e poi di nuovo quando i bambini avevano in media quattro anni. È emerso che il reddito delle madri aumenta di circa il 7% per ogni mese trascorso da un padre in congedo di paternità (8).

Fonti:

(1) https://www.ingenere.it/articoli/parliamo-paternita-facciamolo-subito

(2) https://osservatoriocpi.unicatt.it/cpi-archivio-studi-e-analisi-congedi-parentali-e-di-maternita-paternita-chi-si-prende-cura-dei-minori#_ftn2

(3) https://www.inps.it/osservatoristatistici/api/getAllegato/?idAllegato=1021

(4) https://eurispes.eu/ricerca-rapporto/i-nuovi-padri-uomini-e-donne-a-confronto/

(5) https://www.mercer.com/our-thinking/infographic-paternity-leave-focus.html

(6) https://www.mckinsey.com/capabilities/people-and-organizational-performance/our-insights/a-fresh-look-at-paternity-leave-why-the-benefits-extend-beyond-the-personal

(7) Signe H. Andersen, “Paternity leave and the motherhood penalty: New causal evidence,” Journal of Marriage and Family, October 2018, Volume 80, Number 5, pp. 1125–43, onlinelibrary.wiley.com.

(8) Elly-Ann Johansson, “The effect of own and spousal parental leave on earnings,” Institute for Labour Market Policy Evaluation working paper, number 2010:4.

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