Conviene o non conviene alle PMI fare il bilancio di sostenibilità?
La sostenibilità è ormai uno dei temi centrali per il futuro delle imprese, grandi o piccole. Con l’aumento della consapevolezza su questioni ambientali, sociali e di governance (ESG), non sono più solo le multinazionali o le aziende quotate a dover rispondere a obblighi normativi e aspettative di trasparenza, ma anche le piccole e medie imprese (PMI). In questo contesto, emerge la domanda: le PMI sono obbligate alla redazione del reporting di sostenibilità? Se no, conviene o meno per le PMI redigere un bilancio di sostenibilità?
La nuova direttiva CSRD e il suo impatto sulle PMI
La sostenibilità, oltre a un’opzione strategica, sta diventando sempre più una necessità a causa di normative sempre più stringenti. La nuova CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) impone a determinate tipologie di aziende di presentare un bilancio di sostenibilità.
Facciamo chiarezza: le PMI obbligate dalla normativa a redigere il bilancio sono solo PMI quotate, con precisi parametri dimensionali. I parametri dimensionali delle PMI sono stati leggermente ritoccati in Italia rispetto alla normativa europea: vediamo come.
Il 30 Agosto 2024 il Consiglio dei Ministri ha approvato in esame definitivo un Decreto legislativo relativo al
recepimento della direttiva (UE) 2022/2464. Il decreto legislativo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 settembre: D.lgs. n. 125 del 6 settembre 2024 in vigore dal 25 settembre 2024.
Qui sono state definite nuove soglie per le PMI – sempre e solo le quotate:
• Totale dello Stato Patrimoniale –> 450K€ – 25M€
• Ricavi netti –> 900K€ – 50M€
• Dipendenti –> 11 – 250
Bilancio o non bilancio, questo è il problema
Recependo correttamente lo spirito e le ricadute della CSRD però, appare chiaro che lo tsunami della sostenibilità riguarderà più o meno direttamente tutte le imprese, a prescindere dalla obbligatorietà. Sebbene l’obbligo non riguardi direttamente le PMI non quotate, queste potrebbero subire comunque pressioni e richieste dai propri clienti, in quanto parte attiva della filiera. Le grandi aziende che ricadono nell’obbligatorietà, per conformarsi alla normativa, dovranno rendicontare tutta la supply chain, dal fornitore al cliente finale: ecco perché richiederanno ai propri fornitori dati e rassicurazioni sulle loro performance ESG.
Essere parte di una catena di approvvigionamento di imprese che devono rispettare la CSRD può quindi spingere le PMI a dover dimostrare il proprio impegno in ambito sostenibile. Ignorare questa tendenza potrebbe comportare la perdita competitivà.
Vantaggi competitivi e reputazionali
Oltre agli obblighi derivanti dalla filiera, redigere un bilancio di sostenibilità può offrire alle PMI dei vantaggi in termini di reputazione e competitività. Un impegno trasparente in ambito ESG può migliorare l’immagine aziendale, attrarre clienti e partner commerciali attenti ai temi ambientali e sociali, e favorire la fiducia da parte del mercato. La sostenibilità è infatti sempre più un criterio di scelta per i consumatori e gli investitori.
Accesso al credito e relazioni con le assicurazioni
Un aspetto chiave che rende vantaggioso per le PMI monitorare e rendicontare la sostenibilità è l’accesso al credito. Banche e istituzioni finanziarie stanno sempre più integrando i criteri ESG nelle loro valutazioni di rischio. Le imprese che adottano pratiche sostenibili possono accedere a finanziamenti con condizioni più favorevoli, grazie a una percezione di minore rischio. Ad esempio, i finanziatori vedono in aziende con un profilo ESG solido un minor rischio di esposizione a controversie ambientali o sociali, con impatti positivi sui tassi di interesse applicati.
Anche le compagnie assicurative si stanno adattando a questa nuova realtà, offrendo premi più bassi o condizioni assicurative più vantaggiose alle imprese sostenibili. La capacità di ridurre il rischio operativo e reputazionale attraverso una gestione attenta della sostenibilità rende le PMI più attrattive agli occhi degli assicuratori.
Reporting di sostenibilità per le PMI: una scelta strategica
In conclusione, sebbene le PMI non quotate non siano obbligate dalla normativa a redigere un bilancio di sostenibilità, dovrebbero strategicamente intraprendere un percorso di sostenibilità – mappabile e verificabile, per esempio tramite la redazione di un bilancio. Gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards), ovvero gli Standard Europei per la Rendicontazione della Sostenibilità – prevedono uno standard apposito per PMI che intendono volontariamente presentare un bilancio, più snello e più idoneo alle informazioni che le PMI sono solitamente in grado di reperire.
Le richieste che derivano dalla CSRD e l’attenzione crescente verso i criteri ESG nella filiera produttiva spingono le PMI a considerare sempre di più gli aspetti di sostenibilità nella loro gestione. Inoltre, le opportunità legate a un migliore accesso al credito e a rapporti più favorevoli con le assicurazioni possono fornire un ulteriore incentivo. Monitorare e rendicontare la sostenibilità non è solo una questione normativa, ma anche una leva per migliorare la competitività e garantire la crescita a lungo termine.