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La flessibilità aiuta la retention?

Manuela Cortesi 

Content Manager

Il 31 agosto – salvo proroghe dell’ultima ora, è la data che sancisce la fine della possibilità di regolare lo Smart Working in azienda col regime semplificato. A partire dal 1 settembre dunque le aziende che intendono continuare con la modalità agile di lavoro dovranno scegliere se introdurla a livello strutturale (sottoscrivendo per ogni Smart Worker un Accordo Individuale), o abbandonarla definitivamente.

policy di smart working

Lavoro agile: una scelta da non procrastinare

Secondo un nuovo studio della Stanford University*, il lavoro ibrido ha ridotto del 35% le dimissioni e migliorato la soddisfazione e l’engagement senza alcun calo della produttività.
Uno studio invece del’IBM Institute for Business Value (IBV)** – che ha coinvolto 14mila lavoratori di tutto il mondo – ha sottolineato che la principale ragione che porta le persone a dare le dimissioni è la necessità di lavorare in una realtà più flessibile (32%).

Italia: lo stato dell’arte

Variazioni ha condotto un’indagine a cui hanno risposto circa 300 responsabili delle risorse umane di organizzazioni private e pubbliche per indagare come le aziende si stiano attrezzando in vista della fine del regime semplificato. Oltre la metà delle imprese ha già scelto come organizzarsi per il futuro: il 55,5% del campione ha già introdotto il lavoro agile e adottato una Policy che definisce le linee guida generali dello Smart Working in azienda. Tra le restanti, 4 su 10 imprese temporeggiano ma dichiarano l’intenzione di adottare lo Smart Working a livello strutturale. Solo il 6,2% del campione afferma di non voler proseguire con il lavoro agile. Tra chi ha già disciplinato e regolamentato il lavoro agile, oltre la metà non lo aveva mai sperimentato prima della pandemia. Tra le imprese che si sono già attrezzate, il 51% delle organizzazioni ha introdotto la Policy prima dell’emergenza sanitaria del marzo 2020 e il 49% durante l’emergenza.

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Indietro non si torna

Spiega Arianna Visentini, CEO di Variazioni:

“I risultati di questa ricerca evidenziano che il lavoro agile è una scelta dalla quale non si torna indietro. Sono oltre il 90% le imprese che intendono adottarlo a regime e 5 su 10 lo hanno già fatto. Rispetto a prima dell’emergenza pandemica, il numero di aziende dotate di una Policy, ovvero di un accordo complessivo che ne regolamenta l’adozione, è raddoppiato. Se prima lo Smart Working coinvolgeva solo una parte dei lavoratori, ora, sempre più spesso riguarda tutti i lavoratori eleggibili e dalle quattro giornate medie al mese del 2019 siamo passati a 2,3 giorni medi alla settimana.”

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Smart Working: diverse formule, diversi risultati

Tra le organizzazioni che hanno già disciplinato lo Smart Working esistono grandi differenze. Dall’indagine condotta spicca un gruppo di visionarie, che rappresentano il 10% di questo segmento: sono quelle che hanno scelto il lavoro agile nella formula “full smart” senza limitazioni nel numero di giornate o dei luoghi dove lavorare. Sono le imprese pioniere di una nuova visione del lavoro, basato sulla responsabilizzazione delle persone e la fiducia, dove alla massima autonomia e flessibilità del lavoro corrispondono codificati strumenti di definizione degli obiettivi e misurazione dei risultati. Per queste aziende la reperibilità e la disconnessione è demandata al gruppo di lavoro. Non vi sono limitazioni nella scelta del luogo dove lavorare né processi autorizzativi per farne richiesta. L’organizzazione del lavoro agile risponde a poche semplici regole e affidata ad una forte cultura organizzativa.

Il caso: PagoPA Spa

Tra le 10% di aziende visionarie emerge PagoPA Spa, società pubblica che ha adottato un modello di flessibilità innovativo nel settore, con la possibilità di lavorare in Smart Working senza vincoli o limiti prestabiliti, nessuno escluso, dotandosi di una Policy co-progettata e realizzata in modo partecipativo. La società inoltre eroga un bonus pari a 120 euro lordi ad impiegati e quadri, da utilizzare per potenziare e migliorare le funzionalità di lavoro in modalità agile (smart-working), attraverso l’acquisto di strumenti a supporto.

Ha affermato Patrizio Caligiuri, Direttore affari istituzionali e comunicazione di PagoPA:

“Per PagoPA lo smart working è parte dell’identità aziendale sin dalla sua origine, una scelta strutturale della Società, compiuta ben prima dell’arrivo della pandemia. Le nostre risorse umane sono dislocate praticamente sull’intero territorio nazionale, da Roma a Milano – le città che ospitano le nostre sedi e contano il maggior numero di dipendenti domiciliati – passando per Ragusa e Trento, che ad oggi rappresentano i nostri confini a Sud e a Nord. Del resto, la massima flessibilità riconosciuta ci consente di essere attrattivi in un mercato del lavoro tech dove le figure professionali considerano il lavoro in remoto un fattore cruciale nella scelta dell’azienda. In questi anni la Società è cresciuta enormemente e ha centrato tutti gli obiettivi previsti andando anche oltre le attese, il che conferma la bontà del modello organizzativo adottato”.

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